martedì 31 ottobre 2017

Teresa e le patate

Agronoma settecentesca, illuminista e amica di Alessandro Volta, Teresa Ciceri è una figura quasi sconosciuta. Ma la coltivazione di patate nel Comasco, e forse nell’intera Lombardia, si deve a lei, primissima importatrice dall’Alsazia. Monica Molteni raccoglie la sua storia in questo libretto di parole, illustrazioni e ricette, i cui diritti andranno a favore di Siticibo, il servizio che recupera le eccedenze alimentari per sostenere le mense di solidarietà. Tra le ricette, c’è anche la mia crema di patate con crumble di prosciutto crudo.  
Il libro si trova qui 
L'ho fotografato all'interno del Parco Sovracomunale della Valletta
 
 

lunedì 30 ottobre 2017

L'arte di scomparire. Vivere con discrezione


"Sottrarsi alle cose che si posseggono come a quelle che non si posseggono, sottrarsi alla paura di perdere come alla paura di non aver più nulla da perdere: potremmo chiamarla felicità per sottrazione. 
In una società che vive di apparenza e spettacolarità, la discrezione è una necessaria forma di resistenza. Spegnere i riflettori, abbassare il volume, godere dell’anonimato sono gesti politici prima che morali. La discrezione è un’arte, un atto volontario, una consapevole scelta di vita in un mondo che ci vorrebbe sempre connessi, protagonisti, presenti, e in cui si impone l’urgenza di una tregua, di staccare e sparire. Come quando, in un paese straniero, assaporiamo la massima libertà di non essere riconosciuti". 
Pierre Zaoui, L’arte di scomparire. Vivere con discrezione, Il Saggiatore
Fotografato a Villa Erba, Cernobbio (Como).



domenica 22 gennaio 2017

Andrés Neuman, Le cose che non facciamo.

"Sì. Mi piace che la polizia m'interroghi. Tutti abbiamo bisogno che qualcuno ci confermi che siamo dei cittadini modello. Che siamo innocenti. Che non abbiamo niente da nascondere". 
Andrés Neuman, Le cose che non facciamo, Sur. 



martedì 6 ottobre 2015

Expo Milano 2015: cosa non vi potete perdere

Ne sono uscita entusiata, dopo ore di cammino e tantissimo ancora da vedere. Expo 2015 non ha fatto fatica a stupirmi e farmi venire la voglia di tornare molte altre volte. Anche per rivedere qualcosa di bello che non si replicherà mai più al di fuori di questo strabiliante milione di metri quadrati dell'area espositiva.
In otto ore non-stop ho visitato 33 padiglioni, circa la metà di Expo, e posso tracciare un primo elenco delle tappe imperdibili.

1.   Al primo posto il Padiglione della Corea, Sei ciò che mangi. Forse il più bello e geniale. Installazioni essenziali e spettacolari, arte domotica e ripetizioni di immagini. Concetti semplici e folgoranti. Per esempio: quanto spazio occupano nel mondo le persone grasse rispetto a quelle magre? Lo rappresenta un'istallazione composta da centinaia di sfere di ogni dimensione, tra cui alcune gigantesche. Oppure una domanda banale, con migliaia di risposte diverse incise da ogni visitatore sul muro di ingresso: qual è il tuo piatto preferito? La Corea ci insegna il processo di fermentazione del cibo, l'Hansik, che nasce dalla scienza del tempo, e cambia radicalmente il nostro punto di vista sul cibo, passando da equilibrio e conservazione. 







2.     Al secondo posto il piatto di Davide Oldani creato per Expo: Riso, zafferano e panettone. A 10 euro, nel chiosco alle spalle del Padiglione Zero. Una spirale perfetta di oro e pistilli. Il menu propone anche altro, ma la prima volta prendete questo, senza incertezze.



3.     Padiglione Kuwait: le zone aride e la conquista del deserto. Prima di entrare nel padiglione vero e proprio, si passa da una stanza buia in cui viene simulato un temporale di notte nel deserto, seguito dall’alba con la vegetazione nata dalla pioggia. Riscotruzioni essenziali e chiare, mostrano i sistemi d’irrigazione artificiale e il progredire dell’agricoltura tra centinaia di chilometri di sabbia e pozzi estrattivi.




4.     Il Cluster cereali e tuberi. Alcuni, come la manioca, li conosciamo e non fanno parte della nostra alimentazione. Altri – come sorgo e fonio, o la farina di baobab e il macinato di saggina – sfamano metà del pianeta, ma a noi sono del tutto sconosciuti. A Expo si parla di Cibo per il futuro, e in questo i cluster mostrano molte sorprese: sono spazi espositivi che raggruppano numerosi Paesi all’interno di uno stesso progetto e identità tematica, sviluppato intorno a un tema centrale rappresentativo di ciascuno. Oltre ai cereali, le filiere alimentari sono riso, caffè, cacao, frutta e legumi, spezie. 



5.   Padiglione Israele. In tre tappe un viaggio che racconta forse più che un libro di storia. Immagini veloci e salti temporali, mezzo secolo di ricerca tecnologia avanzata per creare un Paese nel deserto, e poi per migliorare la qualità dell’agricoltura mondiale. Irrigazioni forzate, controlli a distanza delle produzioni di vaste dimensioni, studi scientifici per ottenere la coltura del riso quasi priva di acqua, una rivoluzione per le zone aride. 




6.     Padiglione Austria. Appena varcato l’ingresso, si apre un bosco, rigoglioso e intricato. Dove la natura ricorda l’importanza del respiro come fonte essenziale di vita. 




7.   Padiglione Spagna. La dieta mediterranea, la cucina dei grandi chef, i vini e l’olio. Una stanza rivestita di piatti luminosi e psichedelici




sabato 3 ottobre 2015

Troppa felicità

"Doree doveva prendere tre autobus: uno fino a Kincardine, lì aspettava il secondo per London, e lì di nuovo aspettava quello urbano fino alla struttura. Si mise in viaggio alle nove di una domenica mattina. Dati i tempi d'attesa fra un mezzo e l'altro, prima delle due circa non avrebbe percorso le cento e rotte miglia di strada".
Alice Munro, Troppa felicità. Incipit


In sottofondo questa